Il Kanga è un tessuto africano molto diffuso in Kenya e Tanzania, a renderlo unico sono i messaggi e i proverbi impressi nella stoffa.
In questo articolo scoprirai la storia del tessuto kanga, il significato delle frasi swahili trascritte nelle stoffe e qualche consiglio su dove acquistare questi splendidi tessuti.
Kanga: che cos’è?
Il tessuto kanga o khanga è uno stampato africano diffuso soprattutto in Kenya e Tanzania, ma è presente anche in tutta la regione dei grandi laghi africani e in Mozambico, Madagascar e Comore.
In swahili la parola “kanga” significa “faraona”. Fu chiamato così forse per via dei primissimi disegni con sfondo bianco e puntini neri che ricordano il piumaggio delle faraone della famiglia Numididae, una famiglia di uccelli diffusa principalmente nell’Africa sub-sahariana.
Un’altra teoria sostiene invece che il nome “kanga” derivi dall’antico verbo Kiswahili, “ku-kanga”, che significa avvolgere o chiudere.
Il kanga tradizionale è un tessuto di cotone a forma rettangolare che presenta le seguenti caratteristiche:
- un bordo al margine esterno (spesso nero) e una striscia interna, che può essere in tinta unita o decorata.
- una parte centrale che può essere costituita da un pattern geometrico, figure di animali o altri disegni stilizzati.
- una frase chiamata jina all’interno della parte centrale, tipicamente è un proverbio o una frase di buon augurio. Per rendere il testo chiaro e leggibile le lettere del jina di norma sono tutte maiuscole.
Come utilizzare e indossare il kanga
I kanga sono venduti a coppie, 2 pezzi uniti insieme che solitamente vengono divisi prima di essere indossati. Un velo può essere legato intorno alla vita e l’altro avvolto intorno alle spalle e al capo. Questo è uno dei modi tradizionali di indossare il kanga per le donne dell’Africa orientale.
In genere sono le donne a fare un uso frequente di questi veli colorati, gli uomini indossano occasionalmente il kanga.
L’utilizzo dei kanga, per la maggior parte delle donne swahili, è una questione tradizionale quanto funzionale.
Ad esempio, le donne che hanno da poco partorito possono utilizzare il kanga legato stretto stretto intorno all’addome, per fare in modo che l’utero ritorni della sua dimensione normale.
Il tessuto kanga è anche spesso utilizzato per avvolgere i bambini e trasportarli sulla schiena. Inoltre può essere usato come gonna, copricapo, grembiule, asciugamano, tovaglia e molto altro.
Infine non scordiamo la straordinaria funzione comunicativa dei kanga, attraverso i messaggi e i colori è possibile esprimere i propri sentimenti. Per le donne dell’Africa orientale, in particolare, ha sempre rappresentato un modo intelligente per assicurarsi di essere ascoltate.
Storia
La storia di questo tessuto sembra aver avuto inizio nel XIX secolo quando i portoghesi iniziarono ad esportare fazzoletti di cotone nell’Africa orientale.
Leso dal termine portoghese lenço, che significa “fazzoletto”. È il nome ancora oggi utilizzato in alcuni luoghi, come in Kenya, per chiamare il tessuto kanga.
I fazzoletti importati dal Portogallo erano apprezzati dalle classi agiate di Mombasa (Kenya) e di Zanzibar (Tanzania) a tal punto che presto furono imitati dalle aziende del Nord Europa e dell’Asia meridionale.
In pochi sanno che in Olanda, la P.F. van Vlissingen & Co. (Vlisco) fu una nota produttrice dei primissimi tessuti kanga, come testimoniano i molti esemplari di quel periodo che Vlisco conserva ancora.
Tuttavia la produzione europea non ebbe gran fortuna con la produzione di kanga, difatti subirà la concorrenza della maestria indiana e di fabbriche insediatesi in Africa nella seconda metà del Novecento.
A partire dagli anni cinquanta anche Kenya e Tanzania intensificheranno la produzione locale.
In Kenya, dopo l’indipendenza, il governo di Jomo Kenyatta incoraggiò la produzione tessile industriale per lo sviluppo economico del paese, in particolare dei tessuti kanga e kitenge.
Ciononostante verso la fine del XX secolo la produzione africana di kanga e kitenge è generalmente diminuita, per una serie di motivi: la concorrenza asiatica, la crisi nella produzione locale di cotone e la crescente diffusione di indumenti occidentali di seconda mano provenienti da Europa e Stati Uniti.
Le frasi dei tessuti Kanga
I disegni, i simboli e i vari elementi grafici hanno ovviamente un valore estetico importante ma è il messaggio inserito all’interno del riquadro a rendere i tessuti kanga ancor più interessanti.
Le frasi trascritte sui kanga hanno il compito di esprimere ciò che la gente prova.
Il messaggio o proverbio, detto jina, è sempre preso in considerazione in occasione dell’acquisto di un nuovo kanga. Perciò la sua scelta diventa ancor più significativa quando la stoffa è destinata ad essere regalata.
Ad ogni modo, la stampa di un proverbio all’interno dei tessuti non è anteriore ai primi del Novecento. Il merito di questa invenzione va al keniano Hajee Essak Abdullah Kaderdina, commerciante a Mombasa.
I modelli di Kaderdina Hajee Essak sono contraddistinti dal marchio K.H.E ‘Mali ya Abdulla’
Fu la sua clientela ad ispirargli l’idea geniale di inserire dei proverbi nei Kanga. Da allora la scelta dei messaggi e dei proverbi da trascrivere fu prevalentemente allo scopo di esprimere i pensieri che la clientela desiderava trasmettere.
Inoltre le prime iscrizioni sui tessuti erano proverbi swahili, trascritti in caratteri arabi. L’alfabeto latino fu privilegiato a partire dagli anni Trenta, quando il mercato del kanga raggiunse le altre clientele, fuori Zanzibar e Mombasa.
I proverbi trasmessi attraverso i tessuti sono soggetti a molteplici interpretazioni che mirano al conforto come al rimprovero o all’avvertimento.
Frasi d’amicizia e amore, ostilità e risentimento, rispetto, pazienza e tolleranza, conoscenza e saggezza, generosità e gratitudine.
All’alba del XXI secolo oltre ai tradizionali messaggi in swhahili e malgascio sono stati introdotti anche motti in dialetto sheng (contrazione di swahili e english) e messaggi in inglese destinati ai turisti.
I kanga più recenti, sfoggiano associazioni cromatiche appariscenti e veicolano motti che vanno dalle dichiarazioni simpatiche alle formule più incisive.
Benché nel corso del tempo ci siano stati numerosi cambiamenti, il successo dei tessuti kanga rimane la comunicazione proverbiale e dubito che questo potrà mai cambiare.
I messaggi dei tessuti kanga
L’inserimento dei messaggi interessa ovviamente le sfere religiose e politiche, che contribuiscono ad ampliare il mercato del kanga.
Le feste religiose come quella dell’aid-alkabir sono l’occasione perfetta per stampare dei kanga che le persone indosseranno per celebrare l’avvenimento o che regaleranno.
Quando la notizia che il padre del 44º presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, fosse keniano vi lascio immaginare le grandi celebrazioni che ci furono. Le iscrizioni del kanga creato per l’occasione dicevano “Congratulazioni Barack Obama. Dio ci ha concesso pace e amore.”
Inoltre i kanga sono utilizzati per trasmettere un messaggio educativo e/o sociale. Per mobilitare e sensibilizzare le popolazioni a un programma politico, alla pace o alla precauzione.
Questo tessuto Kanga dice “Noi giovani dichiariamo guerra all’HIV e all’AIDS perché abbiamo la capacità e la volontà di farlo”.
Un kanga in commemorazione di Julius Nyerere, “il padre della Tanzania indipendente” conservato al museo di Londra. Il tessuto presenta la seguente iscrizione: MAJONZI TUNAYO TANZANIA, “In Tanzania sono tutti addolorati“.
Trai kanga commemorativi più recenti c’è quello in onore della nuova presidente della Tanzania: Samia Suhulu Hassan, o Mama Samia come la chiamano i Tanzaniani, prima donna dall’indipendenza del Paese nel 1961 a ricoprire questo incarico.
Il tessuto ha il colori della bandiera Tanzaniana contiene il seguente messaggio “WANAWAKE TUNAWEZA” che significa “Donne possiamo”.
Alcuni Kanga sono rivoluzionari come quelli dell’artista e attivista Kawira Mwirichia, la frase di questo tessuto dice “Penzi Langu Halali”, che in swahili significa “Il mio amore è valido”.
Ogni tessuto kanga esposto da Kawira Mwirichia celebra l’amore e racconta la particolare storia di alcuni attivisti e le battaglie della comunità LGBT.
Simboli
Al di là delle frasi, i tessuti kanga presentano una grande varietà di combinazioni tra i motivi del bordo e quelli della parte centrale. In quanto a colori i kanga non hanno nulla da invidiare ai tessuti wax che nell’Africa orientale sono meglio conosciuti con il nome di Kitenge.
Accade tra l’altro che le donne soprannominino i tessuti non in riferimento al proverbio che è loro associato, ma in base a un motivo della bordura o della parte centrale: i veli sono allora semplicemente chiamati “uova”, “foglie” o “occhi” ecc…
Inoltre osservando con attenzione i tessuti kanga noterete un motivo molto particolare, il boteh. Questo motivo decorativo è un simbolo dell’arte persiana, rappresenta in origine un motivo vegetale a forma di goccia.
Tali disegni divennero molto popolari in Occidente nel XVIII e XIX secolo, a seguito delle importazioni provenienti dall’India britannica, in particolare i motivi boteh furono riprodotti sugli scialli di Kashmir, e poi imitati localmente.
In India il disegno ottenuto raffigurando il boteh o buta è conosciuto come ambi, che in lingua punjabi significa “mango”. In Iran il motivo, noto come Boteh Jegheh, è stato utilizzato sin dal secondo impero persiano costituitosi nel 224 d.C..
Nelle culture africane dell’Africa orientale il boteh ricorda la forma della noce di anacardio
L’anacardio è un prodotto molto prezioso e dunque è spesso associato alla ricchezza e alla prosperità, per questo motivo appare su moltissimi tessuti kanga.
Il vecchio stile dei primi kanga stampati manualmente in India con tamponi in legno, si ritrova pienamente anche nei tessuti kanga più recenti. È così che le culture del Medio oriente e Asia meridionale si fondono a quelle dell’Africa orientale.
Come è fatto il tessuto Kanga
La stampa dei tessuti kanga può essere sia artigianale che industriale. Per stampa intendiamo l’applicazione di colori sul tessuto in modo definitivo o semi-permanente.
I primi tessuti kanga artigianali venivano stampati a mano su cotone utilizzando dei semplici blocchi di legno intagliato per creare tessuti noti come Kanga za mera. I blocchi venivano intagliati dagli artigiani swahili e probabilmente anche importati dall’India.
I primissimi kanga erano stampati esclusivamente in nero e/o rosso su sfondo bianco, il prodotto finito veniva venduto in sei pezzi quadrati. Mentre ora, le versioni moderne sono multicolore e vendute in due pezzi identici da tagliare e combinare insieme.
La stampa a mano dei tessuti sopravvive ancora oggi nonostante la produzione industriale. Anzi durante la seconda guerra mondiale quando le scorte di tessuti importati finirono, i kanga artigianali furono gli unici in circolazione.
D’altro canto i kanga industriali hanno tutti un disegno perfettamente simmetrico, tant’è che i disegnatori elaborano soltanto un quarto della composizione, a loro basterà una semplice duplicazione del modello per ottenere un kanga completo di bordura, disegno centrale e jina.
Inoltre la serigrafia ha sostituito da tempo la stampa a tampone, questo ha permesso di ottenere dei tessuti colorati estremamente brillanti, resistenti ai lavaggi domestici e morbidi. Motivo per cui i consumatori molto spesso apprezzano i tessuti industriali.
Tuttavia c’è anche da precisare che i kanga artigianali mantengono pressoché la stessa qualità di un tempo; mentre i tessuti kanga industriali in puro cotone scarseggiano sempre più a vantaggio di gamme con una percentuale più o meno importante di fibre sintetiche.
Dove acquistare i Kanga
I mercati propongono tessuti di grande diversità che soddisfano la richiesta di kanga per le esigenze di tutti i clienti.
Nell’Africa orientale c’è una forte presenza di kanga indiani. Persino i famosi kanga di Kaderdina Hajee Essak, noti con il marchio “KHE – Mali ya Abdulla” di Mombasa, sono in realtà fabbricati in India.
Io personalmente ho notato nei kanga indiani industriali colori molto più saturi ed appariscenti, la causa potrebbe essere legata alle maggiori risorse di cui dispongono in genere le aziende asiatiche rispetto a quelle africane.
In effetti, l’India è uno dei maggiori produttori di cotone e l’industria tessile indiana è una delle più grandi al mondo con una massiccia base di produzione di materie prime e tessuti.
Per questi motivi le aziende africane si ritrovano nettamente in svantaggio rispetto alla concorrenza ed ecco perché mi permetto di segnalare solo alcune aziende per l’acquisto di tessuti Made in Africa.
Ecco alcune aziende tessili africane che producono tessuti khanga
21st Century Textile, Afritex Ltd. e Musoma Textile Mills sono aziende del Gruppo MeTL, uno dei più grandi gruppi industriali nell’Africa orientale. Tutte e tre le aziende risiedono in Tanzania e producono tessuti khanga.
Rivatex East Africa Limited ha dovuto affrontare diverse sfide, ma oggi muove i primi passi verso la piena rinascita, una crescita sostenibile e la promozione del Made in Kenya. Anche quest’azienda produce tessuti kanga.
Purtroppo il modo migliore per riuscire ad aggiudicarsi questi i tessuti è quello di recarsi fisicamente presso le aziende, soprattutto se si ha intenzione di acquistare grandi quantitativi.
Una seconda opzione è quella di prendere accordi con i rivenditori africani, tuttavia è importante precisare che i commercianti africani seguono le dinamiche di mercato.
Di conseguenza gran parte dei loro tessuti proviene dall’Asia, è necessario specificare ai fornitori la volontà di acquistare Made in Africa. Anche questa opzione presuppone che si voglia acquistare un bel quantitativo di stoffe.
Al contrario, se la tua intenzione è quella di acquistare online piccoli quantitativi di stoffe, capi d’abbigliamento, accessori e articoli per la casa; ti consiglio 3 progetti che operano in Kenya e Tanzania.
Il primo è Nida Textile, un brand fashion Made in Tanzania. Il secondo è Kenya Kanga Collection, una sartoria sociale per l’empowerment economico di giovani madri kenyane. E infine Mama Tanzania, un’associazione italiana.
Mama Tanzania
È un’associazione che finanzia micro progetti nella regione di Morogoro, regione che si trova nella Tanzania meridionale.
Mama Tanzania si impegna a sostenere le realtà già esistenti nel territorio e a migliorare le condizioni di vita delle famiglie con persone disabili di Morogoro.
Inoltre l’associazione favorisce l’istruzione, attraverso borse di studio e la costruzione di una nuova scuola secondaria e sostiene realtà già esistenti nel territorio, come case famiglia o centri disabili.
I numerosi progetti sono possibili grazie al costante lavoro svolto da fondatori e soci dell’associazione che periodicamente si recano in Tanzania e grazie a tutti i volontari che si impegnano in Italia nelle iniziative di raccolta fondi e nella realizzazione artigianale di alcuni prodotti.
I prodotti della bancarella solidale di Mama Tanzania sono realizzati con tessuti africani presi in Tanzania. Il ricavato degli articoli è utilizzato per sostenere i progetti dell’associazione e le famiglie di Morogoro.
Conclusioni
Grazie per aver letto questo articolo! Se hai bisogno di ulteriori informazioni ricordati che puoi sempre porre le domande qui nei commenti.
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