I Tuareg sono un popolo di artisti e artigiani straordinari, ecco lo stile, la musica e la creatività degli uomini e delle donne del deserto.
Indice
Il popolo Tuareg
I Tuareg o Tuaregh sono un gruppo etnico, semi-nomade stanziato lungo il deserto del Sahara, principalmente in Mali, Niger, Algeria, Libia, Burkina Faso e Ciad. Sono chiamati Tuareg ma essi si definiscono semplicemente come Kel Tamahaq, ovvero “coloro che parlano la lingua Tamahaq”.
Il nome Tuaregh deriva dal termine arabo che, in una delle sue declinazioni magrebine significa “abitante della Targa”.
I Tuareg sono conosciuti anche come “il popolo blu” a causa dei loro abiti tradizionali color indaco, vengono chiamati anche Kel Tagelmust “il popolo del velo”, “i velati”, per i turbanti che gli uomini indossano chiamati appunto Tagelmust.
La Tagelmust è un velo di cotone in genere tinto d’indaco, lungo di solito tra i 3 e i 5 metri, ma che può arrivare anche a 10 metri. Viene avvolta sul capo e sul viso lasciando libera solo una fessura per gl’occhi.
Molti di coloro che indossano il tagelmust ritengono che l’indaco, oltre ad essere esteticamente bello, sia dotato di virtù salutari, e di norma si considera che l’indaco lasciato sulla pelle di chi lo indossa sia un’ottima cosa.
Oggi i tigelmas (plurale di tagelmust) si possono trovare anche di diversi colori, ma solo quelli tinti di color indaco vengono riservati per le grandi occasioni.
Tagelmust: come legare il turbante Tuareg
Ecco un video di Decathlon che spiega brevemente come indossare Tagelmust, il turbante dei Tuareg. Ti consiglio di leggere anche un altro articolo per scoprire come legare vari turbanti africani.
Gioielli e accessori
I Taureg sono famosi per la loro abilità artistica e gli intricati gioielli in argento. Le tecniche di lavorazione sono così uniche e di grande valore da essere apprezzate non solo dalla comunità Tuareg ma in tutto il mondo.
All’inizio degli anni ’90 la casa di moda parigina Hermes commissionò a gioiellieri Tuareg un’intera collezione di accessori d’argento.
La collaborazione tra gli artigiani nigerini ed Hermes Paris vige ancora oggi ed è possibile acquistare alcuni gioielli realizzati dai Tuareg, Made in Niger, sul sito della casa parigina.

Credits: Ethnic Jewels
La croce di Agadez
La maggior parte dei gioielli del popolo Tuareg è composta da motivi intricati, incisi a mano dagli artigiani.
La croce di Agadez è uno dei motivi più popolari nell’arte nigerina ed è utilizzata per decorare sculture, accessori, tessuti, recinti di ferro, cartelloni pubblicitari e altri mezzi.
Attualmente compresa la croce di Agadez esistono in totale 21 croci riconosciute che sono:
1. Agadez, 2. Bagzan, 3. Ingall, 4. Takarmen, 5. Timia, 6. Bartchakea, 7. Tilya, 8. Zinder, 9. Tchintabaraden, 10. Tchimoumenene, 11. Karaga, 12. Crip Crip, 13. Bilma, 14. Abalak, 15. Tahoua, 16. Taghment, 17. Inwagan, 18. Iferwane, 19. Aria, 20. Madaoua, 21. Inaranganak
Secondo alcune fonti la croce di Agadez viene tradizionalmente donata da un padre al figlio quando raggiunge circa i 15 anni di età. Questa è l’età in cui un ragazzo diventa un uomo ed è libero di viaggiare ovunque desideri.
I quattro punti cardinali della croce rappresentano i quattro angoli del mondo, come nei punti cardinali di una bussola.
Le croci non hanno un significato religioso e spesso erano utilizzate come merce di scambio tra i nobili Tuareg e gli Inadan.
Gli Inadan sono una casta dell’Africa occidentale composta prevalentemente da artigiani e fabbri che lavorano l’argento e la pelle. Gli Inadan vivono in insediamenti tuareg, in Niger, Sahel, Libia, Mali e in altre parti dell’Africa subsahariana.
Secondo l’antropologo Jeffrey Heath, gli artigiani tuareg sono stati una casta endogama all’interno della società tuareg, nota come Inhædˤæn (Inadan).
La loro occupazione ereditaria è stata il lavoro artigianale e per anni hanno prodotto gioielli, selle, attrezzi, articoli per la casa e altri oggetti per la comunità tuareg. Tuttavia oggi si sono diversificati e forniscono servizi anche nel settore del turismo.
Enafad abalak
- Credits
È un accessorio, un portafoglio o una borsa che alcuni uomini del popolo Tuareg indossano intorno al collo. L’interno è costituito da due sezioni separate dove possono essere conservati denaro e piccoli oggetti personali.
Musica e festival Tuareg
Attualmente il genere di musica Tuareg conosciuto a livello internazionale è il Tishoumaren o assouf, meglio noto come blues del deserto. Per descriverlo vengono utilizzati vari termini tra cui rock del deserto, rock del Sahara, rock Tuareg, Takamba e Mali blues.
Si tratta di uno stile musicale sperimentato per la prima volte dai musicisti tuareg nella regione del Sahara , in particolare in Mali, Niger, Libia, Sahara occidentale, Algeria e Burkina Faso. Una sorta di fusione tra il blues elettrico e la musica tuareg tradizionale.

Tinariwen
Ciò che è davvero interessante è che la parola Tishoumaren deriverebbe dalla parola francese chômeur, che significa “disoccupato”.
Il blues del deserto è anche l’espressione della situazione sociopolitica del popolo tuareg. I conflitti, le ribellioni, l’esilio nell’Africa post-coloniale e la crescente desertificazione hanno costretto molti giovani ad abbandonare il deserto e a rifugiarsi nei centri urbani, tuttavia privi di un’istruzione “formale”, molti Tuareg rimangono disoccupati.
Se oggi il rock Tuareg è popolare in tutto il mondo lo dobbiamo in particolare ad alcuni artisti come Ali Farka Touré e al gruppo Tinariwen. Negli ultimi anni ad aver raggiunto il successo internazionale sono gli artisti come Mdou Moctar e Bombino.
Festival au désert
Il Festival au désert (“Festival nel deserto”) era un concerto annuale in Mali, uno dei più importanti festival musicali dell’Africa occidentale, univa la musica Tuareg e la musica da tutto il mondo.
Il primo Festival si è svolto nel gennaio 2001 a Tin Essako , poi a Tessalit nel 2002, e ad Essakane dal 2003 al 2009. Dal 2010 al 2012 il festival si è tenuto alle porte della città di Timbuktu.
Dal 2012 Il Festival ha continuato a essere rinviato a causa degli attacchi terroristici da parte delle milizie jihadiste nel Nord del Mali. Per 6 anni il Festival è stato costretto all’esilio e l’evento si era trasformato in Carovana per la pace, un festival itinerante che ha attraversato diverse località dell’Africa occidentale.
Nel 2018 ci fu un grande ritorno del Festival au désert nella città di Timbuktu per un intero fine settimana la città è tornata a ballare, le Nazioni Unite del Mali e quelle francesi hanno garantito la sicurezza dell’evento.
Nonostante ciò, gli sforzi messi in atto dal Governo del Mali e dalle Nazioni Unite non consentono ancora al festival di fare definito ritorno in totale sicurezza.
Oggi, la Carovana Culturale per la Pace del Festival nel Deserto continua anche grazie alla Fondazione Fabbrica Europa.
La fondazione promuove ogni anno il Festival au désert Firenze ospitando i grandi nomi della musica del mondo e portando in Italia il meglio della world music attuale, in particolare da Mali, Nord Africa, Mediterraneo e Medio Oriente.
Festival de l’Aïr
Ad Ifrouane, nel nord del Niger, a circa dieci ore di strada dalla città di Agadez, si tiene ogni anno, per tre giorni consecutivi, il famoso Festival de l’Aïr. Aïr (in Tuareg Ayar , in Hausa Azbin la parte est e Abzin la parte Ovest), è una catena montuosa situata nel Sahara.
Il festival è un’opportunità per le comunità nigerine di riunirsi, celebrare la cultura tuareg e attirare turismo. Sotto il sole cocente del deserto di mezzogiorno, gli artigiani locali vendono i loro gioielli ai turisti curiosi, mentre altri votano per incoronare il cammello meglio addestrato.
Danze tradizionali, voglia di vita ed entusiasmo, ciascuno dei 15 comuni della regione di Agadez mostra con orgoglio i suoi migliori abiti e talenti. Ecco un video di France 24 della 14° edizione del festival de l’Aïr.
Le donne Tuareg
C’è chi le ha definite progressiste, ma in realtà le donne Tuareg godono semplicemente dei diritti che ogni donna dovrebbe avere, come:
- gestire la propria vita intima e sentimentale come meglio si crede.
- scegliere di divorziare dal proprio partner senza ripercussioni.
- scegliere cosa indossare
- poter possedere una proprietà privata
Il matrimonio tuareg è monogamo, è formato dall’unione di un solo uomo ed una sola donna. In genere l’abitazione e il suo arredamento sono forniti alla coppia dalla famiglia della sposa.
La casa viene costruita presso il luogo di provenienza dello sposo ma appartiene comunque alla sposa, in caso di divorzio la proprietà resterà alla moglie e il marito dovrà cercare un’altra abitazione.
Inoltre la discendenza Tuareg è matrilineare, i figli ereditano la posizione sociale e il possesso dei beni dalla madre anziché dal padre.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, sia le donne che gli uomini Tuareg si vestono con abiti di lana, bazin o di altri materiali molto isolanti di colore indaco, che spesso finisce per tingere anche la loro pelle.
Infine, a proposito di musica, le donne Tuareg sono le uniche a suonare l’ imzad (in alternativa amzad ), uno strumento ad arco a corda singola utilizzato per accompagnare i canti durante alcune cerimonie serali.
Fino all’arrivo di Fatou Seide Ghali, si dice, nessuna donna Tuareg aveva provato a suonare la chitarra da professionista. Le donne di solito suonano un genere musicale chiamato tende. L’artista Ghali ha imparato da sola a suonare la chitarra di suo fratello e ha fondato una band chiamata Les Filles de Illighadad.
Les Filles de Illighadad uniscono il genere tende con il suono della chitarra, “affermando il potere delle donne di innovare usando le radici della musica tradizionale tuareg”.
Libri, fonti e altre risorse
Ecco alcune fonti che hanno ispirato questo articolo e altre risorse utili:
- Libro: Fiabe tuareg: Leggende degli uomini del deserto
- Tuareg da Wikipedia
- Articolo: I Tuareg e la musica, gli artisti che dovete ascoltare
- Les Filles de Illighadad da Wikipedia
- Tagelmust da Wikipedia
Conclusioni
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